Interior Design

Fantasia e rigore

In un progetto senza tempo, ma con molti riferimenti, la pietra naturale trova applicazioni inattese e fantasiose. Henry Timi racconta con il suo progetto l’attualizzazione di un percorso lunghissimo che ha a che fare con la storia dell’uomo.

Forse sorpresa è la parola che ci aspettiamo da ogni progetto contemporaneo. Pur coperta da certo pudore, il termine che più forse si discosta da assiomi e adagi di un progetto moderno, sorpresa appunto, è la nota mancante, l’armonico ricostruito e non dichiarato di un accordo perfetto.
La sorpresa ci gratifica, spesso resta subito impressa, e per tanto tempo, nella memoria, ci distoglie e diverte, ci stimola nel pensiero e confronto.
E sorpresa è la parola chiave che risuona nella nostra testa quando entriamo in un bello spazio milanese, quello di Henry Timi in Foro Bonaparte.
Sorpresa sì per le forme, per l’utilizzo pirotecnico, anche se molto compìto ed elegante, della pietra naturale di Henry Timi, devoto ad AG Fronzoni, John Pawson e Claudio Silvestrin, ma radicale e mediterraneo nella sostanza.
Già perché i bagni con pietra a spacco con effetto craquelé, gli ziggurat di cucine uniche e impreviste, il cretto di superfici lapidee alleggerite per rivestire enormi ante sono prove di forza progettuale.

Henry Timi disegna e chiama amici progettisti a disegnare per lui (Federico Delrosso).
Lavora la materia con il chiaro processo metaforico che nega pesantezza o delicatezza della materia prima e la dichiara con pacata forza.
Sono il Travertino Colosseo a poro aperto e il Bianco Canale in finitura “acquafuoco” per le cucine o il marmo Bianco “michelangelo” o il Bianco “venagrigio” per i bagni i protagonisti di questo mondo capace di rileggere un presunto minimalismo che si aggancia direttamente ai maestri prima dichiarati.
Henry Timi ha lavorato a stretto contatto con il porfido di Claudio Silvestrin ai tempi di Minotti Cucine, ha indagato la forma essenziale e le sfumature dei bianchi di Pawson e di AG Fronzoni.
È riuscito ad attualizzare un linguaggio e a farlo proprio anche attraverso la materia, per mezzo di essa.
La materia e la grandissima e perfetta capacità di lavorarla, spesso sfiorando il limite.

Di Giorgio Tartaro

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