Architettura

Omaggio a Milano – Architettura del marmo

Pietra Naturale Autentica ha voluto omaggiare Milano e il pubblico del Fuorisalone con un “percorso” tra alcune delle più rappresentative opere di “Architettura del Marmo” che popolano il paesaggio urbano della città.

Il marmo e, più in generale, la Pietra Naturale sono parte integrante del paesaggio urbano di Milano.

Ma non a marchiare i segni architettonici delle varie epoche del potere, come avviene in molte città col pedigree. La Milano nobile del passato, come quella borghese, i palazzi patrizi come gli edifici dell’amministrazione della città, la grande Cattedrale come le case qualunque o le strade del centro hanno avuto nel Marmo e nella Pietra il loro materiale per eccellenza.

Mai come a Milano il marmo è entrato nell’orizzonte quotidiano delle persone, ha pervaso gli spazi pubblici e quelli privati, per rendere più bella la scenografia della vita in questa città, diffondendo nelle vie, nelle piazze, nei “luoghi”, quella consuetudine all’estetica che si ritrova nel carattere stesso della città, non a caso centro del mondo per il design, la moda, il cibo.

Una città che esprime sempre una propria creativa visione dell’ideologia architettonica imperante. Forse perché ha sempre espresso una interpretazione del potere fuori dalle regole del potere del momento da cui era circondata. Nella Roma repubblicana come in quella imperiale, nelle signorie che l’hanno vista distante da papi e re, nelle dominazioni straniere costrette ad accettarne la relativa autonomia, così come oggi la città bilancia il potere dell’istituzione con il potere della “volontà” e del “fare”. Questo modo di essere probabilmente nasce da una inconsueta fusione tra cittadini ed élite, tra potere economico e rappresentanza politica, che si traduce in una permanente comunanza di obiettivi. Su queste premesse si costruisce nel tempo l’estetica della città, non come celebrazione di un potere più o meno illuminato, ma come espressione di una comune “anima”. Il Marmo è il suo materiale, il suo strumento di espressione, non solo per consegnare alla storia, ma per dare al presente l’importanza della Storia, quasi che il quotidiano del cittadino volesse salvarsi dall’effimero e dimostrare di “contare” oltre i limiti del contingente.

Milano, ricca da sempre, può permettersi una immensa Cattedrale e, per un marmo che viene da cave lontane, inventa e costruisce un canale e un porto apposta per trasportare il materiale. L’ingegnere si chiama Da Vinci.
Poi i palazzi dell’aristocrazia, austeri e semplici nelle facciate sui vicoli, spesso stretti e tortuosi della pianta ancora medioevale della città, ma dentro splendenti di statue, decori e marmi, a marcare una distanza dal potere ufficiale straniero. Un élite che si è fatta carico della città.
Persino il barocco non è riuscito a scalfire, se non in minima parte, questo modus architettonico di Milano. In mezzo solo il Duomo, magnificenza gotica post litteram, con la sua guglia altissima, le sue 5.000 statue, l’arte dei suoi decori. E il suo marmo rosa che prende infiniti colori nel sole delle diverse ore del giorno.

Tornata ai milanesi dopo gli ultimi Asburgo, la città celebra la propria potenza industriale e finanziaria nella riprogettazione urbanistica che attraversa l’800, raddrizza le strade e ridisegna l’estetica dei palazzi in una inedita ridondanza di decoro in guisa napoleonica. Il marmo e la pietra escono all’esterno, a costituire il paesaggio urbano. Le strade del centro sono lastricate di beole di grande formato: una ricchezza che fa della Milano di fine ’800 una città unica in Europa.

Sull’incalzare del Movimento Moderno, il ’900 milanese sviluppa un proprio modello di transizione al Razionalismo. Piero Portaluppi è, forse, il principale esponente di quel “Déco” Milanese che ripulisce l’architettura barocca e liberty di inizio secolo portando gli stilemi classici, come timpani, lesene, colonne, archi, ad elemento simbolico dentro volumi che già sentono l’avanzare della modernità. Muzio, Lancia, Ponti, Nervi, BBPR e tanti altri interpretano la transizione: il marmo l’accompagna, in una sorta di continuità che va oltre il variare di stilemi e ideologia architettonica.

La borghesia affluente costruisce, nel dopoguerra, i suoi spazi fuori dal centro storico. Caccia Dominioni e tanti altri fissano i canoni della nuova ricchezza: la superfice diventa decoro attraverso i cromatismi delle pietre naturali e sostituisce i volumi. Pavimenti, scale, pareti nei marmi più preziosi, contaminati da altri materiali, danno lustro al nuovo abitare.

Oggi, dopo la temperie minimalista e il rilancio edilizio coevo all’Expo, la creatività della città trova nelle infinite varietà dei marmi uno strumento di espressione e personalizzazione per staccarsi, almeno negli interni, dalla metrica ripetitiva di vetro e acciaio delle facciate dei nuovi grattacieli.

Milano e la Pietra Naturale: una storia di secoli che trova oggi, nell’evoluzione delle tecnologie, nuove frontiere per abitare la città, gli spazi pubblici, quelli privati.

I Marmi, con la loro tridimensionalità, unita alla straordinaria bravura degli artigiani dell’epoca, dominano la scena di facciate, ingressi e giardini.

Un materiale unico, inimitabile, prodotto dalla natura in milioni di anni, capace di darci un’infinita gamma di sfumature cromatiche e di disegni irripetibili, compagno di viaggio di grandi architetti che hanno visto nella unicità del materiale il perfetto testimone per consegnare alla storia l’unicità dell’idea progettuale.

Trasparenza, profondità, colori, venature, diversità, resistenza e durata fanno delle Pietre un unicum che solo la Natura, nella sua estrema fantasia è capace di darci.

Di Marco Pareschi

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