La pietra naturale è uno dei materiali d’elezione di Angelo Mangiarotti, un ingegno unico applicato a progetti di ogni scala.
Di Sabrina Sciama
Angelo Mangiarotti (1921-2012) ha attraversato 50 anni di storia del progetto guardando sempre avanti. Con la sua capacità di far emergere le caratteristiche del materiale che sceglieva per i suoi progetti, riuscì a creare forme inedite con la naturalezza e la visione di chi sperimenta, sonda, rimette in discussione e verifica. Ragionando sulle caratteristiche della materia trovava forme e soluzioni tecniche fino a raggiungere i risultati migliori, spesso superandone i limiti.
“Se non è pensato rigido e pesante non funziona”. Parte da questo presupposto il progetto del sistema di tavoli Eros, risultato di una ricerca sui mobili a incastro privi di giunzioni, che trova la soluzione ottimale nell’incastro a gravità tra piano e gamba. Qui il marmo con le sue lavorazioni, finiture e soluzioni è determinante perché il suo peso aumenta la tenuta dell’incastro e la stabilità dell’intera struttura.
Disegnati nel 1971 per Brambilla, prodotti in seguito da Skipper, poi Cappellini e oggi editati da Agapecasa in marmo bianco di Carrara, nero Marquina, grigio Carnico, verde Alpi e Emperador dark, i tavoli Eros alludono al “giunto maschio-femmina che per fortuna funziona ancora”.
Dalla medesima intuizione costruttiva che aveva ispirato Eros, nasce qualche anno dopo la serie Incas (1978, anch’essa prodotta oggi da Agapecasa) che indaga un altro materiale naturale, la pietra Serena, in una finitura sabbiata che lo rende adatto per ambienti esterni. I piani hanno forme squadrate, le gambe troncopiramidale con sezione trapezoidale. In questo modo sono i due piani inclinati a sopportare il peso del piano, mentre quelli verticali non collaborano alla tenuta del sistema costruttivo.
Mangiarotti aveva la capacità non comune di adattare il suo progetto alle specifiche del materiale scelto; riuscendo così a fare di una materia dura e statica come il marmo, un prodotto dalla grande morbidezza formale. Come la seduta per esterni Clizia (Agapecasa), una sinuosa “scultura per accomodarsi”, un segno equilibrato che, evocando alcuni degli studi di Escher, fa coincidere il profilo superiore della seduta con quello inferiore. Progettata nel 1990, Clizia emerge da un solo blocco di marmo mediante un unico taglio eseguito con macchine a controllo numerico. Un procedimento indagato da Mangiarotti fin dagli esordi, che consente di definire due sedute. Due obiettivi in uno, avanti sui tempi: ottimizzare il materiale e ridurre al minimo gli scarti.