Design

La luce artificiale come spazio del gioco

Una lampada da tavolo che è una scultura il cui corpo concavo emerge da un singolo blocco scavato di marmo statuario di Carrara.
“Per me la luce artificiale è uno strumento che a ogni passo della propria vita ti fa lo sgambetto, cambiando sempre qualcosa. Tuttavia questo rappresenta proprio il gusto del gioco: la luce artificiale quindi è lo spazio del gioco”.

È con una leggerezza solo apparente che Tobia Scarpa affronta i suoi progetti di design, perché nella lampada Biagio – il nome fu scelto in omaggio al poeta Biagio Marin, amico di Afra e Tobia Scarpa – c’è tanta perizia e approfondita conoscenza del materiale. Da spenta è una scultura sulla cui superficie liscia risplende e si riflette la luce naturale esaltando le qualità del marmo statuario di Carrara; da accesa assume toni più caldi che sottolineano le venature del materiale.

Disegnata nel 1968 per Flos, azienda che contribuì a fondare nel 1960, Biagio è una lampada da tavolo a luce diretta. Il suo corpo concavo è ricavato da un singolo blocco scavato di marmo statuario di Carrara. Le venature naturali del marmo, accentuate dalla luce da esso filtrata, rendono unico ogni pezzo.

Classe 1935, figlio d’arte (di Carlo Scarpa) Tobia Scarpa ha ricevuto diversi premi di design, fra cui due Compassi d’Oro, uno nel 1969 per la poltrona Soriana disegnata per Cassina e uno alla carriera nel 2008; alcuni dei suoi progetti sono esposti in alcuni dei principali musei del mondo.
Ha firmato la maggior parte dei suoi progetti con la moglie Afra e in qualità di architetto ha lavorato per committenti sia pubblici che privati, tra cui il Gruppo Benetton per il quale ha disegnato l’area industriale e gli stabilimenti produttivi a Castrette di Villorba (Treviso).

Di Sabrina Sciama

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